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mercoledì 13 aprile 2011

Domenica 1 Maggio 2011. Giornata Nazionale per l'epilessia

Domenica 1 maggio 2011 si terrà la X edizione della "Giornata Nazionale per l’Epilessia" organizzata dalla Lega Italiana contro l'Epilessia (L.I.C.E.).
Il tema che caratterizzerà la Giornata per l'Epilessia del 2011 è "Chi soffre di Epilessia non è un diverso! Epilessia a scuola: parliamone insieme."
L’epilessia è una malattia neurologica che si manifesta sotto forma di disturbi improvvisi e transitori, le cosiddette crisi epilettiche, fenomeni che dipendono da un’alterazione della funzione dei neuroni. Esistono crisi di entità e gravità differenti e la forma più conosciuta di crisi è quella convulsiva, comunemente definita come Grande Male. 
Le cause dell’epilessia sono molteplici, e comprendono ad un estremo disturbi genetici e all’altro lesioni cerebrali di varia natura.

Questa patologia presenta uno dei picchi di incidenza nell’età infantile-adolescenziale, età in cui normalmente si deve entrare o si è già inseriti nel mondo della scuola. L’ignoranza ed i pregiudizi che circondano l’epilessia possono ripercuotersi anche sull’esperienza scolastica sia di chi soffre di questa malattia sia di chi, nel mondo della scuola, esercita compiti educativi. 
Per approfondire questi aspetti, quest’anno la LICE ha condotto un’indagine, i cui risultati saranno presentati in occasione della Giornata Nazionale per l’Epilessia, presso gli insegnanti per verificare sia quanto la conoscenza dell’epilessia è diffusa presso questa categoria professionale e per valutare quanto essi siano in grado di affrontare le varie problematiche che questa malattia pone in ambito scolastico.



domenica 13 marzo 2011

Un modo per riflettere su una citazione cosi importante.

"  Capisco che ci sono molte difficoltà, ma educare un figlio è un gesto di speranza ed amore, non può essere visto come un problema. Molti chiedono consigli pratici, ma non servono regole per amare!
Cerchiamo di essere umili e semplici, passeggiamo in uin bosco con nostro figlio sforzandoci di ascoltarlo, guardiamolo negli occhi con animo pulito e vedremo tutto il suo mondo. 
L'importante è dare sempre valore alla sua parte positiva, aumentando la sua autostima."
(Giovanni Bollea)


Impossibile non condividere un pensiero cosi profondo come quello di Giovanno Bollea, fondatore della Neuropsichiatria infantile, il quale matura la sua visione clinica e sociale della psichiatria infantile, dalla quale parte per teorizzare e creare i Centri Medico-Psico-Pedagogici. 
Il suo impegno e la sua forza lo hanno reso un missionario verso i minori che soffrono, soprattutto disabili. Insegnava ai ragazzi di cercare sempre il bene maggiore per migliorare l'esistenza di chi soffre.

domenica 20 febbraio 2011

Mutismo Selettivo - Nozioni utili per insegnanti e genitori.

Non molto tempo fa, questo comportamento era considerato una risposta oppositiva ad alcune situazioni sociali e quindi considerato come "persistente rifiuto" a parlare, oggi viene invece sottolineata la "costante incapacità" di parlare in situazioni ansiogene che accompagna il mutismo.
Tale incapacità viene spiegata come derivante da paura o ansia, infatti, molte ricerche (Leonard, Topol, 1993) hanno evidenziato una forte componente ansiogena nei bambini con mutismo selettivo.
Le caratteristiche principali che si riscontrano in caso di mutismo selettivo  sono:
  1. Nonostante riescano a parlare in situazioni familiari, questi bambini non riescono a parlare in contesti sociali come la scuola per almeno più di un mese.
  2. Il non parlare non dipende dal fatto che non si conosce la lingua locale.
  3. La difficoltà è riscontrabile prima dei 5 anni di età. Tipicamente con l'ingresso nella scuola materna.
I bambini con mutismo selettivo si mostrano impacciati e, se si rivolge loro la parola, reagiscono girando la testa altrove, toccandosi i capelli nervosamente, abbassando la testa e guardando per terra; spesso si nascondono, si succhiano il pollice o altre volte trovano qualcosa con cui giocare in modo solitario. E' tipica una spiccata capacità in tutti i lavori manuali.
A scuola, luogo per loro molto difficile in cui stare, sono spesso sotto la costante attenzione degli insegnanti (cosa da cui sembrerebbe che loro volessero fuggire) che cercano in tutti i modi di stimolarli a parlare (cosa per altro che cronicizza il mutismo).

Cosa fare
Attualmente si preferisce un trattamento di tipo integrato che possa rispondere alle varie esigenze del bambino.
I trattamenti che sono stati integrati sono: logopedia, terapie comportamentali, psicoanalitiche e la psicoterapia familiare o il sostegno psicologico.
Non sarebbe sbagliato prevedere degli incontri tra la figura professionale che si occupa del bambino e le mastre, per un raccordo sulla modalità di comportamento più adeguata da avere nella relazione con il bambino.
In particolare il tipo di trattamento che viene proposto è simile a quello per i disturbi di ansia, con cui si sono ottenuti molti risultati positivi.
Si possono elencare alcune tecniche, quali:
  1. Il bambino viene abituato a parlare prima quando ci sono poche persone, poi in presenza di un numero di persone sempre maggiore (desensibilizzazione);
  2. Utilizzo di tecniche di rilassamento;
  3. Essere pazienti e rispettare i tempi del bambino (le aspettative di linguaggio fanno scattare in questi bambini, molto sensibili, un'ansia ancor più paralizzante);
  4. Elogiare il bambino su tutti le sua qualità positive per aumentare la sua autostima;
  5. Coinvolgimento della scuola;
  6. Coinvolgimento dei genitori;
Cosa non fare
  1. Non forzare assolutamente il bambino a parlare (i bambini si accorgono anche di varie "strategie" messe in atto, come "fare una passeggiata con la zia preferita": esacerbano il disturbo);
  2. E' sbagliato pensare che questo disturbo sia dovuto solo a timidezza e pensare che passerà con la crescita;
  3. Non usare tecniche punitive con il risultato di un aumento dell'ansia;
  4. Non cercare di corrompere il bambino con frasi del tipo "se parli...avrai...", non si ottiene il risultato voluto e o si rischia di arrivare ad una rottura dei rapporti o al fatto che il bambino ottiene ciò che è stato promesso senza aver parlato, con il risultato di far diminuire la credibilità negli adulti.
(Fonte: Compare A., Gorla C., Molinari E., Famiglia e mutismo selettivo: aspetti relazionali e  psicopatologici, Web)

domenica 21 novembre 2010

Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia

La Convenzione sui diritti dell'infanzia rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia.
Contempla l'intera gamma dei diritti e delle libertà attribuiti anche agli adulti (diritti civili, politici, sociali, economici, culturali).

Costituisce uno strumento giuridico vincolante per gli Stati che la ratificano, oltre ad offrire un quadro di riferimento organico nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti in cinquant'anni a difesa dei diritti dei bambini.

La Convenzione è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.

L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt'oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell'ONU, sono parte della Convenzione.
In quanto dotata di valenza obbligatoria e vincolante, la Convenzione del 1989, obbliga gli Stati che l'hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori.
Di fondamentale importanza è il meccanismo di monitoraggio previsto dall'art. 44: tutti gli Stati sono infatti sottoposti all'obbligo di presentare al Comitato dei Diritti dell'Infanzia un rapporto periodico (a 2 anni dalla ratifica e, in seguito, ogni 5 anni) sull'attuazione, nel loro rispettivo territorio, dei diritti previsti dalla Convenzione.

Secondo la definizione della Convenzione sono "bambini" (il termine inglese "children", in realtà, andrebbe tradotto in "bambini e adolescenti") gli individui di età inferiore ai 18 anni (art. 1), il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza (art. 3).
Tutela il diritto alla vita (art. 6), nonché il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario (art. 24), il diritto di esprimere la propria opinione (art. 12) e ad essere informati (art. 13). I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all'anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità (art.7), hanno il diritto di avere un'istruzione (art. 28 e 29), quello di giocare (art. 31) e quello di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso (art. 34).

La Convenzione sollecita i Governi ad impegnarsi per rendere i diritti in essa enunciati prioritari e per assicurarli nella misura massima consentita dalle risorse disponibili.

(Fonte www.unicef.it)

venerdì 19 novembre 2010

La relazione d'aiuto. Il bambino in ospedale.

"Paragrafo tratto dalla mia tesi di Laurea sul Bambino Ospedalizzato".
 
I bambini sono adorabili, sono vivaci e sorridenti, vivono ogni giorno come un'avventura senza preoccuparsi di che cosa riserva loro il futuro e godendosi il presente. Ci sono dei bambini ancora piu speciali, bimbi che purtroppo soffrono e son costretti a restare per un periodo breve o lungo in ospedale.
Per un bambino ospedalizzato è molto importante la relazione d'aiuto "essa è la capacità dell'operatore  di creare delle condizioni affinchè si sviluppino le facoltà di benessere dell'utente" (Robertson).

Il ricovero è sempre un momento traumatico per il bambino ed anche la piu piccola malattia può costituire una brusca separazione dall'ambiente famigliare, dai suoi amici e dai suoi giochi.
L'aiuto di basa sull'ascolto e sulla comunicazione verbale e non verbale, tra questi c'è la Clownterapy o Terapia del sorriso che è in grado di rendere meno traumatico il ricovero e piu piacevole la permanenza  attraverso attività ludiche e di animazione.
Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina (Patch Adams).
 L'intento dev'essere quello di spostare l'attenzione dall'essere malato all'essere in cura come possibilità rivolta al cambiamente, per far ciò sono necessari spazi adeguatamente attrezzati con giochi, pupazzi e stanze colorate.
La risata è fondamentale e serve ad attenuare le paure del bambino nei momenti di degenza e per questo è fondamentale che un bambino si trovi in un ambiente ospedaliero dove sia accolto calorosamente e si senta sempre coccolato e curato.

lunedì 27 settembre 2010

Haiti. Per non dimenticare, solidarietà a distanza di mesi dal tragico terremoto

I bambini di HaitiVolano di nuovo gli aquiloni dei bambini sopra i campi degli sfollati di Haiti. Aquiloni stracciati di plastica trasparente o nera come i sacchi dell’immondizia. Le bambine giocano allegre saltando a turno su una vecchia corda sfilacciata. Nei campi più organizzati, gestiti dalle grandi organizzazioni umanitarie, l’attività di animazione procede invece intensamente. I bimbi dipingono durante sessioni di arteterapia che svelano traumi o speranze. Cantano e danzano in gruppo, imparano esercizi di karate, lasciando esplodere tutta la gioia e la vitalità infantile con l’aiuto degli educatori haitiani. Ma gli occhi dei più piccoli esprimono ancora uno stupore assente, interdetto, provocato dallo choc del terremoto del 12 gennaio. Migliaia hanno subito amputazioni e sono rimasti feriti e traumatizzati. Secondo le stime del governo haitiano sono 5 milioni i bambini ad Haiti (su 10 milioni di abitanti), la metà non è registrata all’anagrafe. Solo 1 milione e 800.000 va a scuola. Almeno 380.000 sono “minori in abbandono”, ossia orfani di un genitore (non solo a causa del sisma), 50.000 di entrambi. E circa 300.000 sono soggetti al fenomeno del “reste-avec” (dal francese “resta-con”): schiavitù domestica.
Nel campo Sainte Marie, dove opera la Caritas distribuendo pasti caldi a 1.900 bambini, c’è un piccolo orfanotrofio con un centinaio di “minori in abbandono”, gestito da una filantropa dal nome simbolico, madame Bonheur, signora Felicità. I bambini dormono nelle tende, di giorno studiano e giocano. È uno dei tanti orfanotrofi informali che esistono da queste parti, oltre a quelli registrati presso il ministero. Dicono che i bambini sono destinati ad adozioni regolari in Francia e il sacerdote che si occupa del campo ne garantisce la serietà, ma in una realtà sociale così sconvolta dal terremoto i controlli sono difficilissimi. Tipicamente haitiano è il fenomeno dei “reste-avec”, vale a dire lo sfruttamento lavorativo o sessuale nelle famiglie. Sono 300.000 in tutta Haiti. “Molti vanno a finire in Francia e negli Usa con la scusa dell’adozione internazionale – dice Giovan Maria Ferrari, della Ong Terre des hommes, che sta ricostruendo due scuole gestite da congregazioni religiose –. Le famiglie, che hanno in media cinque figli, li vendono per avere meno bocche da sfamare. Purtroppo da queste parti è un fenomeno accettato culturalmente e difficile da arginare, senza anagrafe e senza controlli”.

Le scuole, in attesa della riapertura. A Les Salines e Cité Soleil, nelle scuole dei Salesiani completamente rase al suolo dal sisma, non si riesce ancora a sapere la cifra esatta degli alunni rimasti sotto le macerie. Si parla di 259 vittime in quattro strutture diverse. “La maggior parte erano educatrici e adulti, molti alunni sono morti in strada o in casa appena usciti da scuola. Sono stati sepolti nelle fosse comuni senza essere identificati”, racconta padre Olibrice Zucchi, salesiano dell’Enam, enorme struttura con scuole e formazione professionale per 4.600 studenti: “Lo sapremo il 6 aprile alla riapertura. Stiamo preparando delle baracche di legno da usare come aule, altrove metteremo delle tende, ma abbiamo grosse difficoltà. I progetti delle Ong, per la lentezza delle loro procedure interne, non saranno registrati dal ministero. Questo vuol dire che i ragazzi perderanno un anno di scuola”. Anche vicino alle scuole salesiane nella bidonville di Citè soleil, la più pericolosa e malfamata di Port-au-Prince, dove vive la maggior parte dei detenuti fuggiti dal carcere, il clima è pesante e la disperazione dovuta alla miseria è palpabile. Siccome non ci sono più tende molta gente è tornata a vivere in quel che resta delle case crollate. E dopo il sisma c’è molta più violenza di prima, ammettono i Salesiani.

(Fonte SIR-Servizio Informazione Religiosa)

domenica 19 settembre 2010

ADHD Deficit di attenzione ed iperattività e ricorso alla terapia con farmaci.

A scuola materna «Un bimbo del 31 dicembre si ritrova con l'etichetta di ADHD assai più facilmente di uno nato a 24 ore di distanza, il 1 gennaio, solo perché è il più piccolo della sua classe e viene messo a confronto con compagni più avanti nello sviluppo», scrive l'autore, Todd Elder dell'università del Michigan, ipotizzando che negli Stati Uniti un buon 20 per cento dei 5 milioni di bimbi con la diagnosi di ADHD non sia affatto malato.
Spesso però alla diagnosi fa seguito la terapia con i farmaci, sostanze psicoattive simili alle anfetamine al centro di una bufera perché accusate di "drogare" i bambini, esponendoli a effetti collaterali gravi. Il dibattito ferve anche nel nostro Paese che però nel 2007 ha istituito, unico al mondo, un Registro dei bambini in cura per l'ADHD con i due farmaci in commercio in Italia, metilfenidato o atomoxetina: i medicinali possono essere prescritti solo dai Centri iscritti al Registro, che ha anche stilato criteri precisi per il percorso diagnostico e terapeutico. Ma si tratta di farmaci da usare con cautela, solo quando servono davvero - interviene Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano.
Inoltre c'è chi sostiene che l'ADHD sia di fatto un'invenzione delle case farmaceutiche sottolinea l'inadeguatezza dei test, a cui risulterebbe positivo qualunque bambino appena un po' vivace: nel questionario, che può essere usato anche da genitori e insegnanti per indirizzare i primi sospetti (ma non per fare la diagnosi vera e propria, per cui serve il medico), ci sono nove situazioni da valutare, tra cui per esempio l'incapacità del bimbo di tenere in ordine le proprie cose, la riluttanza a fare i compiti, la tendenza a non ascoltare. A prima vista ci si potrebbe ritrovare qualunque alunno delle elementari, ma i sintomi tra le altre cose devono persistere da almeno sei mesi, creare disagio in più di un contesto.
Sono fondamentali quindi «Le valutazioni di genitori e insegnanti servono perché è essenziale capire se e come i problemi si manifestino in diversi momenti della vita del bimbo - sottolinea Giuseppe Chiarenza, vicepresidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza -. In una visita a due praticamente nessuno manifesta problemi di distrazione e iperattività, è in gruppo che essere attenti richiede più energie. E i bimbi con ADHD sono come motori perfettamente funzionanti, che però consumano troppo: dobbiamo insegnare loro a dosare le energie, dandogli per esempio più tempo per assolvere ai loro compiti o assegnandogliene di meno gravosi».
Pertanto, una diagnosi accurata è fondamentale per impostare il trattamento più opportuno, che non per forza richiede il farmaco: spesso basta insegnare ai genitori un nuovo modello di comportamento col figlio, che lo gratifichi e lo incoraggi anziché farlo sentire diverso e "difficile", per innescare una risposta positiva», conclude il neuropsichiatra.
Talvolta, le ricompense potrebbero avere un effetto quasi «farmacologico» purché immediate!
Infatti, vale più un riconoscimento che una pillola, o per lo meno valgono tanto quanto: nei bambini affetti da deficit di attenzione e disordini di concentrazione pare infatti che un incentivo possa avere gli stessi benefici effetti di un farmaco. È essenziale però che il premio sia immediato, in modo che il bimbo possa focalizzare il nesso causa-effetto.



domenica 12 settembre 2010

Scuola. In mensa sulle tavole dei ragazzi ci saranno anche i "prodotti tipici" delle diverse Regioni italiane.

E' in arrivo nelle scuole il nuovo "menù a chilometri zero" con l’elaborazione di piatti secondo i principi di una sana ed equilibrata alimentazione, ma considerando, soprattutto, la varietà e la stagionalità dei cibi, utilizzando quindi anche prodotti tipici della regione di residenza.
Le nuove linee guida per la ristorazione scolastica, fissate dal Ministero della Salute, sono state comunicate anche da Coldiretti che ha sottolineato come la scelta contribuisce ad "arricchire e qualificare l'offerta delle mense".
Niente pesche a Natale, dunque, ma dolci arance in Sicilia, mele nel Veneto e mandarini in Basilicata, prodotti tradizionali che potranno essere consumati nelle diverse Regioni. L'Italia, infatti, ha ricordato Coldiretti, può contare su 4.511 prodotti agroalimentari tradizionali, ottenuti seguendo le antiche ricette, tramandate nel tempo. A prevalere tra le specialità "salvate dall'estinzione" saranno 1.362 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.263 verdure fresche e lavorate, 748 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 461 formaggi, 154 bevande tra analcoliche, liquori e distillati e 150 prodotti di origine animale.
Nella mappa delle regioni che presentano la più ricca "biodiversità" a tavola si classifica al primo posto la Toscana con 463 specialità seguita da Veneto e Lazio, con 367, Piemonte, con 365, e la Campania, con 333.

(Fonte Libero News)

mercoledì 2 giugno 2010

Bimbi e natura a Shangai.

I bimbi moderni hanno perso il contatto con la natura? Guardate un po' che cosa si sono inventati in uno dei padiglioni dell'Expo di Shanghai: una mucca a dimensioni naturali, ma infinitamente paziente perché... finta. Un modo come un altro per trasmettere ai più piccoli l'arte della mungitura.
Nel corso della sua vita una mucca (in carne e ossa) produce in media 200 mila bicchieri di latte. Esemplari particolarmente generosi ne "erogano" anche 60-70 litri al giorno.
La più grande mucca finta del mondo invece, si trova a New Salem, nel Nord Dakota (USA). Alta circa 11 metri e mezzo, la colossale scultura in fibra di vetro è stata realizzata in onore della locale industria casearia.

(Fonte-Focus Rivista)

sabato 1 maggio 2010

L'ennesimo caso di maltrattamento sui bambini nelle scuole.

Un'insegnante d'asilo e' stata arrestata in flagranza di reato da carabinieri per maltrattamenti sui bimbi. Ecco quanto accade in una scuola di Militello in provincia di Catania.
Le indagini erano state avviate dopo le denunce di alcuni genitori. Gli investigatori hanno 'piazzato' delle telecamere nascoste nell'aula e hanno ripreso la maestra che, secondo l'accusa, prendeva a schiaffi e spintonava a i suoi alunni e a volte li trascinava tirandoli per i capelli. Immagini violente a tal punto da convincere i carabinieri ad intervenire.
Innanzitutto tanta solidarietà alle famiglie coinvolte, sono notizie che lasciano sconcertati, si arriva a non capire il motivo di tanta crudeltà nei confronti di un bambino indifeso.
E’ vero, può capitare anche alla migliore mamma del mondo di perdere le staffe, di dare una "sculacciata" sul sedere, ma quando una famiglia si affida a una struttura esterna per la cura dei propri bambini, come può essere un asilo nido, vorrebbe poter essere sicura di portare i figli in un ambiente adatto alla cura del proprio bambino, un luogo protettivo ed educativo soprattutto.
Giù le mani dai bambini!

mercoledì 24 marzo 2010

Bambini? Pane ed acqua.

Ecco cosa accade al Comune di Vicenza, in cui si decide di sospendere la refezione scolastica a chi è in arretrato con i pagamenti.
"Pranzo a pane e acqua" alla mensa scolastica per nove bambini i cui genitori non hanno pagato la retta al Comune, di cui la maggior parte erano stranieri.
Inoltre se questi piccoli hanno mangiato qualcosina in più, bisogna ringraziare i loro compagni che gli hanno offerto il proprio pasto.
Le maestre e la Preside si son mostrate interdette e stupite dinanzi a tale decisione. E l'Assessore a sua volta si difende precisando che «Non era un tozzo di pane, ma panini imbottiti al prosciutto e al formaggio per quelli che non mangiano carne di maiale».
Fatto sta che si resta sempre piu increduli ma soprattutto disgustati dinanzi a questi avvenimenti. Come si può negare il pasto ad un bambino per qualunque esso sia il motivo, non si possono far ricadere colpe e/o distrazioni dei genitori sui bambini! 

domenica 14 marzo 2010

Cure palliative pediatriche.

La legge approvata il 9 marzo 2010 è la prima in Europa a prevedere una specifica attenzione per gli 11mila bambini malati. Infatti, il disegno di legge 1771 sulle cure palliative pediatriche sancisce, una volta per tutte, la specificità pediatrica nell’ambito della terapia del dolore. Finalmente un sistema che garantirà la migliore qualità della vita del bambino, attraverso l’assistenza di un’équipe appositamente formata, riducendo al minimo la degenza ospedaliera. Attualmente, per gli 11mila bambini e adolescenti affetti da malattie inguaribili non c’è quasi nulla in Italia, a parte la rete domiciliare e l’hospice attivati in Veneto dalla dottoressa Benini.

“Perché esiste la pediatria, se nel momento più difficile della vita di un bambino, questo viene ospedalizzato e affidato a medici che si occupano di adulti?”, sottolinea la Benini.

Pertanto attraverso l’impegno della Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio Onlus e della dottoressa Franca Benini, responsabile per la fondazione del “Progetto Bambino”,si intende realizzare una rete di cure palliative pediatriche parallele a quella degli adulti in tutte le Regioni d’Italia. “Piemonte, Lazio e Basilicata hanno già approvato delibere per la realizzazione degli hospice pediatrici e l’organizzazione della rete domiciliare”, dice Silvia Lefebvre D’Ovidio, spiegando che la sua Fondazione, in collaborazione con il Ministero della Sanità, accompagnerà tutte le regioni nella valutazione delle risorse esistenti e nell’organizzazione di una rete di figure specializzate da formare ulteriormente e da rendere operative sul territorio.

Per le famiglie e i bambini, significherà finalmente essere accompagnati con professionalità e umanità nel percorso più difficile della loro esistenza.
(Fonte-Beta.Vita.it)

mercoledì 10 marzo 2010

"Ritornando ad Haiti" Bambini rimasti orfani.

A distanza di circa due mesi crediamo sia giusto non dimenticare.
Oltre ai disastri ed ai morti che continuano ad esser ritrovati sotto le macerie, quale sarà la sorte dei bambini rimasti orfani ad Haiti!? Si parla di adozioni non trasparenti, l'Unicef ha denunciato anche la scomparsa di 15 bambini da alcuni ospedali di Haiti. Si teme che possano essere stati vittime di un rapimento finalizzato ad alimentare il mercato delle adozioni illegali.
Molti bambini che vengono ritrovati ed accolti negli orfanotrofi ricevono cure, sostegno ed affetto e molti volontari si dedicano a loro svolgendo diverse attività ludiche.
E Grazie ad alcuni documentari trasmessi in televisione è commovente vedere qualche bimbo fortunato che ritrova i propri genitori, i quali vanno a prenderlo nell' orfanotrofio contenti e commossi per averlo ritrovato, altrimenti chissà quale sarà il loro destino.

sabato 23 gennaio 2010

Haiti, il terremoto non ferma il turismo. "Due realtà a confronto"

Osserviamo che nonostante i disastri causati dal terremoto che ha provocato devastazione e morte sull’isola, paradossalmente c’è chi si gode la propria vacanza totalmente rilassato al mare e disteso al sole.
Ma non solo, la situazione è peggio di quanto appare in tv; morti ammassati in strada, negozi di generi alimentari saccheggiati, ogni giorno i cadaveri aumentano. Tra i drammi c’è quello dei bambini che spariscono! Rapiti da gente che non si capisce bene cosa farà di queste creature, ne saranno venduti gli organi? Sfruttamento sessuale? Verranno consegnati al mercato internazionale per le adozioni? Nessuno saprà mai cosa sarà di queste anime innocenti abbandonate alla loro sorte!
Inoltre dinanzi a tutto questo orrore non è da escludere la presenza di persone o associazioni che ne fanno un’occasione dove prendere dei soldi!

Il giudice nega l'adozione a una mamma non vedente!

Lo sanno tutti coloro che hanno provato ad adottare un bimbo che soprattutto in Italia: è un percorso a ostacoli, in salita e occorre essere molto motivati per intraprenderlo. Ma quello che non si riesce ad immaginare ne accettare è che un disabile non viene considerato un buon potenziale genitore...E che il giudice avrebbe dato un parere negativo all'adozione proprio in base all'handicap visivo della signora.

"Potete levare tutto a una madre, ma non il diritto di essere madre anche se di un figlio non naturalmente suo - lamenta accorata la signora Maria -. Non è giusto che una società che si ritiene civile pregiudichi in questo modo il diritto di una donna ad essere madre solo perché non vede".
La coppia è in attesa di una nuova sentenza per il rinnovo della pratica di adozione e hanno chiesto di essere sostenuti in una battaglia per il diritto di essere genitori anche in presenza di un handicap, che non può essere usato come elemento sfavorevole per essere buoni genitori.
A tale scopo, i coniugi Pascale chiedono di inviare una lettera (nel link allegato) tramite fax al Tribunale dei minori di Salerno, con nomi e cognomi ed eventuali testimonianze in favore di adozioni garantite anche a genitori disabili.

domenica 17 gennaio 2010

Think-Thanks: Maestri d'Italia.




Ieri, 16 Gennaio 2010 abbiamo partecipato al primo incontro Campano della Fondazione Italia Futura presieduta da Luca Cordero di Montezemolo e tenutosi presso la Scuola elementare Neghelli di Bagnoli.


Infatti la Fondazione Italia Futura ha dedicato questa iniziativa proprio alla scuola italiana e quindi all’istruzione, ritenendo fondamentale partire dalla scuola perché è qui, in questo contesto che si forma e nasce il futuro del paese, questo sin dalla scuola elementare. Si punta a ridare vigore ai docenti e alle docenti della scuola primaria che il Presidente Montezemolo definisce le "levatrici d'Italia", attraverso la costruzione di "una comunità di maestri che rifletta sul proprio ruolo". Si parte dalla considerazione che una ricostruzione del tessuto scolastico “in frantumi” debba partire dagli insegnanti a cui è affidato il compito più delicato quello di crescere gli italiani di domani.
Per le aule scolastiche passa il futuro del paese e al futuro non possiamo rinunciare. Dopo la famiglia, questo lo può fare solo la scuola. Ma la scuola sono gli insegnanti. È a loro che viene demandato il compito di accompagnare e sostenere lo sviluppo morale e intellettuale dei giovani.
L’intento è quindi, quello di investire su una scuola di qualità: è così che l'Italia che vuole guardare avanti si prende cura di sé stessa!
Ai maestri si chiedono idee valide per disegnare il tipo della nuova scuola italiana. L'intento è si  metterli in contatto con gli architetti, farli dialogare, aprire una grande discussione nazionale che restituisca al paese il sentimento del futuro per mezzo di un progetto concreto: costruire un luogo dove si educano gli italiani di domani.
Si costituirà così la base documentaria per una mostra nazionale da intitolarsi “Le scuole degli italiani”. La mostra sarà l’occasione per bandire un concorso a premi per giovani architetti a favore del progetto di una scuola elementare italiana di nuova concezione.
In questo caso Italia Futura farà pressioni per impegnare il governo e il ministero della Pubblica istruzione alla realizzazione del progetto giudicato vincitore da un’apposita commissione nazionale. Il progetto verrà realizzato nella città dell’ architetto prescelto.

lunedì 14 dicembre 2009

Lo sport ha bisogno di manager.

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Lo sport ha bisogno di manager.
Questo è il richiamo costante che arriva dai giornali e dalle televisioni, ma anche dagli stessi addetti ai lavori del mondo sportivo. Difficile delimitare le competenze e una figura tipica di Manager dello Sport, così come è sempre più sbagliato pensare che le figure manageriali in questo settore debbano essere associate solo alle discipline dove si fa business ad alto livello (il calcio in primis). Ormai anche le organizzazioni sportive di media e piccola grandezza stanno applicando un approccio strategico per garantirsi maggiore efficienza e migliori risultati gestionali. Per questo motivo c'è bisogno di figure manageriali in grado di operare a tutto campo.
LUISS Business School e Coni Servizi, anche nel 2010, rinnoveranno la partnership nell'organizzazione del Corso di "Management dello Sport" rivolto a coloro che hanno l'obiettivo di operare al meglio nelle Società Sportive, nelle Federazioni Sportive Nazionali e nelle Discipline Sportive Associate; giovani laureati o laureandi in qualunque disciplina universitaria, interessati a formarsi sui temi del management sportivo; a professionisti del settore sportivo.
Il Corso è strutturato in quattro moduli di quattro giornate ciascuno, per una durata complessiva di 16 giornate / 112 ore di formazione d'aula (al termine del Corso è prevista una sessione di valutazione). L'obiettivo comune della Scuola dello Sport e di LUISS Business School e quello di formare Manager dello Sport in grado di gestire strategicamente le organizzazioni sportive, con particolare attenzione agli aspetti giuridici, gestionali e amministrativi.

L'attività didattica è affidata a docenti dell'Università LUISS Guido Carli e di altri Atenei, a Dirigenti Coni, a insegnanti e consulenti della Scuola dello Sport, a professionisti e manager del mondo sportivo.
Al termine del percorso formativo d'aula, LUISS Business School e Scuola dello Sport sono disponibili e promuovere stage presso Federazioni Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associate, Associazioni Sportive, compatibilmente con la disponibilità delle strutture ospitanti e subordinatamente al superamento del processo di selezione presso le strutture stesse.
Programma del Corso
  • Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane (15-18 febbraio)
  • Quadro normativo e aspetti fiscali (15-18 marzo)
  • Marketing e comunicazione (10-13 maggio)
  • Contabilità e controllo di gestione (14-17 giugno)
Sessione finale di valutazione (8 ottobre)
  
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La domanda di ammissione redatta nell'apposito modulo e corredata di Curriculum Vitae deve essere inviata preferibilmente entro il 8 febbraio 2010 al seguente indirizzo: Luiss Business School Divisione di Luiss Guido Carli, viale Pola, 12 – 00198 Roma, c.a. Dott.ssa Alessandra Marcelloni oppure all’indirizzo email: amarcelloni@luiss.it

giovedì 26 novembre 2009

Charles Darwin.


Una prima edizione de “L’origine della specie” di Charles Darwin, pubblicata 150 anni fa, tenuta per anni sugli scaffali di una stanza da bagno, è stata venduta all’asta ieri a Londra, da Christie’s, per 171.000 dollari (circa 114.000 euro), più o meno il doppio di quanto previsto.
P.O.