domenica 19 settembre 2010

ADHD Deficit di attenzione ed iperattività e ricorso alla terapia con farmaci.

A scuola materna «Un bimbo del 31 dicembre si ritrova con l'etichetta di ADHD assai più facilmente di uno nato a 24 ore di distanza, il 1 gennaio, solo perché è il più piccolo della sua classe e viene messo a confronto con compagni più avanti nello sviluppo», scrive l'autore, Todd Elder dell'università del Michigan, ipotizzando che negli Stati Uniti un buon 20 per cento dei 5 milioni di bimbi con la diagnosi di ADHD non sia affatto malato.
Spesso però alla diagnosi fa seguito la terapia con i farmaci, sostanze psicoattive simili alle anfetamine al centro di una bufera perché accusate di "drogare" i bambini, esponendoli a effetti collaterali gravi. Il dibattito ferve anche nel nostro Paese che però nel 2007 ha istituito, unico al mondo, un Registro dei bambini in cura per l'ADHD con i due farmaci in commercio in Italia, metilfenidato o atomoxetina: i medicinali possono essere prescritti solo dai Centri iscritti al Registro, che ha anche stilato criteri precisi per il percorso diagnostico e terapeutico. Ma si tratta di farmaci da usare con cautela, solo quando servono davvero - interviene Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano.
Inoltre c'è chi sostiene che l'ADHD sia di fatto un'invenzione delle case farmaceutiche sottolinea l'inadeguatezza dei test, a cui risulterebbe positivo qualunque bambino appena un po' vivace: nel questionario, che può essere usato anche da genitori e insegnanti per indirizzare i primi sospetti (ma non per fare la diagnosi vera e propria, per cui serve il medico), ci sono nove situazioni da valutare, tra cui per esempio l'incapacità del bimbo di tenere in ordine le proprie cose, la riluttanza a fare i compiti, la tendenza a non ascoltare. A prima vista ci si potrebbe ritrovare qualunque alunno delle elementari, ma i sintomi tra le altre cose devono persistere da almeno sei mesi, creare disagio in più di un contesto.
Sono fondamentali quindi «Le valutazioni di genitori e insegnanti servono perché è essenziale capire se e come i problemi si manifestino in diversi momenti della vita del bimbo - sottolinea Giuseppe Chiarenza, vicepresidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza -. In una visita a due praticamente nessuno manifesta problemi di distrazione e iperattività, è in gruppo che essere attenti richiede più energie. E i bimbi con ADHD sono come motori perfettamente funzionanti, che però consumano troppo: dobbiamo insegnare loro a dosare le energie, dandogli per esempio più tempo per assolvere ai loro compiti o assegnandogliene di meno gravosi».
Pertanto, una diagnosi accurata è fondamentale per impostare il trattamento più opportuno, che non per forza richiede il farmaco: spesso basta insegnare ai genitori un nuovo modello di comportamento col figlio, che lo gratifichi e lo incoraggi anziché farlo sentire diverso e "difficile", per innescare una risposta positiva», conclude il neuropsichiatra.
Talvolta, le ricompense potrebbero avere un effetto quasi «farmacologico» purché immediate!
Infatti, vale più un riconoscimento che una pillola, o per lo meno valgono tanto quanto: nei bambini affetti da deficit di attenzione e disordini di concentrazione pare infatti che un incentivo possa avere gli stessi benefici effetti di un farmaco. È essenziale però che il premio sia immediato, in modo che il bimbo possa focalizzare il nesso causa-effetto.



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