giovedì 26 novembre 2009

La buona cucina napoletana.


In procinto di iniziare una rubrica dedicata alla cucina ed alle ricette tipiche, iniziamo con un po’ di storia e tra le più amate ricordiamo quella della cucina tradizionale napoletana. Buona lettura.

La cucina napoletana riflette le influenze delle varie civiltà che sono approdate durante gli anni sulle coste del Sud dell'Italia: tra gli altri Spagnoli, Mori, e Francesi.
La cucina di questa regione divenne piuttosto raffinata verso la fine del diciottesimo secolo, quando Napoli rivaleggiava con Parigi come la più sofisticata città d'Europa, e nel 1830, fu descritta per la prima volta da Don Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, nel suo classico culinario "Cucina Tradizionale Napoletana".
Il vero napoletano ha carattere sobrio, perchè è povero, e il cibarsi è una sorta di diversivo, uno spettacolo ricco di colore. La città ha gravi problemi, ma i suoi cittadini sembrano ignorarli, e traggono piacere nel sole, nelle bellezze naturali, e nella cucina.
A Napoli e nelle città della Campania la vita si svolge per strada. Questa tradizione ha radici nel passato: infatti, fino al 1800 tutti i tipi di cibo venivano gustati all'aperto, compresi maccheroni, pizze, polpi di scoglio bolliti, serviti in tazze con il loro brodo fumante. Per pochi centesimi si potevano gustare maccheroni conditi con salsa di pomodoro.
Il vero capolavoro della cucina napoletana è la pizza. C'è qualcuno che non ami la pizza? La si mangia spesso in buona compagnia, ed è sempre ottima, e assomiglia a un sole, con rosso pomodoro, verde basilico e "laghi" di mozzarella qua e là, per darle splendore. Persino i re amarono la pizza - la regina Maria Carolina, la triste e autocratica moglie di Ferdinando I re di Napoli, ordinò che fosse costruito un forno a legna nella Reggia di Capodimonte, dove la famiglia reale trascorreva spesso l'estate.
C'è anche una solida tradizione di una cucina più raffinata destinata alla nobiltà, presente un tempo nel Regno di Napoli. Il capo della cucina dei palazzi nobili era il "monzù", derivato dal francese "monsieur", una combinazione di cuoco - artista, riverito e rispettato da tutti. Egli era responsabile della preparazione di piatti ricchi ed elaborati, come i grandiosi timballi di pasta o riso, la "minestra maritata", pizze di verdure e desserts con insolite mescolanze di ingredienti. Questa cucina richiedeva ore ed ore di preparazione, per esempio, per approntare semplicemente un ragù o una salsa da usare per condire la pasta, occorrevano ben 7 ore.
"P.O."

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